Articolo pubblicato su TRACCE, annuario dei CAI della VALLE CAMONICA, anno 2020
SKYE TRAIL
Anche sulle Highlands Scozzesi non può piovere per sempre!
Lo Skye Trail è più di un trail, di un trekking, o di una alta via…
Lo Skye Trail è un’avventura, un’esperienza, un viaggio…
Agosto 2019, Scozia, Isola di Skye, io e il mio zaino, che per una settimana sarà la mia casa e il mio compagno di avventure, sullo Skye Trail.
“Ma non ti annoi ad andare da sola?” mi chiedono...Nooo! Per nulla! Cercherò di riassumere la mia settimana sullo Skye Trail e vi accorgerete che di tempo per annoiarsi ce n’era ben poco!
Lo Skye Trail percorre l’Isola da Nord a Sud per un totale di 140 km e circa 4500 metri di dislivello positivo. Tempo standard: 7 giorni, quindi come chilometraggio e dislivello giornaliero non è così impegnativo. Ciò che lo rende impegnativo sono le condizioni meteo e la mancanza di indicazioni per lunghi tratti.
Infatti non è un percorso ufficiale, non ci sono indicazioni, cartelli, etc, ed essendo poco frequentato a volte non c’è neanche la traccia “battuta” (path).
I punti di appoggio non sono a sufficienza per farci affidamento, quindi zaino in spalla! Con tenda e affini, tutto il necessario per cucinare, cibo per una settimana e varie per stare in un posto freddo e piovoso per una settimana appunto. Totale 15 chili circa.
Io l’ho percorso “al contrario”, cioè da Sud verso Nord, perché volevo “allontanarmi dalle città”, più che non avvicinarmi, per un motivo simbolico, se vogliamo.
E ora, partiamo da Broadford!
MIDGES, CHE TORMENTO!!!
Giorno 1: Da Broadford a Torrin (e un po’ più avanti) con un sole e un caldo che non mi aspettavo e che mi spiazza veramente. La sera monto la tenda nella baia e mentre preparo la cena il primo inconveniente si presenta nella sua forma peggiore: sono i midges, moschini fastidiosissimi, che a centinaia si appoggiano su ogni parte di pelle scoperta e pizzicano.
Ne finiscono a decine nella minestra, sono ovunque addosso e me ed entrano anche in tenda.
Per fortuna a Broadford ho comprato una “zanzariera da testa” e riesco almeno a non averli in faccia. In teoria non dovrebbero dare prurito come le zanzare, ma sfiga vuole che io sia tra le poche persone allergiche e che mi sia riempita completamente di flacche tutto il corpo.
SINGING IN THE RAIN
Giorno 2: Da Loch Slapin a Elgol e poi Camasunary.
Parto con un cielo nuvoloso e dopo 10 minuti inizia a piovere: coprizaino, poncho della pioggia e continuo a camminare. Una pioggia fine, non fredda, quasi piacevole all’inizio; ma passano le ore e la pioggia non smette, gli scarponi si bagnano, faccio una pausa riparata sotto un rimorchio abbandonato (non ho visto neanche mezza tettoia!) e poi si continua...finalmente smette! E dopo 10 minuti arrivo ad Elgol. Almeno posso sedermi a far asciugare le cose e sperare che il sole che a volte fa capolino asciughi gli scarponi.
Si tratta di una mera illusione: gli scarponi ormai sono bagnati e si asciugheranno a giro già terminato (inconveniente #2). Ho scoperto però che con un buon paio di calze si può camminare per una settimana con i piedi bagnati e non avere neanche una vescica! Buono a sapersi!
Visto che il tempo regge continuo ancora qualche chilometro su un percorso fantastico che percorre un pendio in costa, a sinistra la baia con le foche che si tuffano dalle rocce e a destra un pendio verde brillante con erica fiorita di un bel viola che con l’azzurro del mare è uno spettacolo.
Arrivo a Camasunary dove c’è un bothy (= bivacco) estremamente spartano ma che offre innanzitutto un riparo da pioggia e midges, inoltre c’è una vetrata con vista sulla baia e altri hikerscon cui condividere esperienze. Insomma, una bella serata in compagnia!TAKE A WALK ON THE WILD SIDE
Giorno 3: da Camasunary a Sligachan e poi Portree.
ELOGIO AL FREE CAMPING
Giorno 4: da Portree all’Old Man of Storr
In Scozia è permesso mettere la tenda quasi dove si vuole, sul suolo pubblico e con un po’ di buon senso. Quindi anche in una zona iper turistica come l’Old Man of Storr! Peccato la nebbia che avvolgeva proprio i pinnacoli; ho pensato: “li vedrò meglio domani mattina!”
E invece mi aspettava tutt’altro...
STUCK ON THE TROTTERNISH RIDGE (= bloccata sulla faglia del Trotternish)
Giorno 5: Dall’Old Man of Storr a qualche parte, non ben definita, sul Trottenish Ridge.
Mi sveglio nella nebbia, visibilità molto scarsa, c’è un vento fortissimo ma non piove; intorno a me, nessuno.
Peccato, il giorno più impegnativo: la tappa prevede di arrivare a Flodigarry, ovvero 28 km e 1750 metri d+. Faccio alcune considerazioni intanto che preparo la colazione e smonto la tenda: ho il GPS, bussola, cartina, sono attrezzata per la pioggia, non ci sono passaggi delicati e di temporali non ne ho mai sentito parlare, si vede che non è la stagione. Devo percorrere la faglia del Trotternish: si presenta come un altopiano con continui sali-scendi che a est presenta pareti rocciose e frastagliate a picco sulla zona piana sottostante; a ovest scende abbastanza dolcemente.
Quindi decido di partire. Dopo poco inizia a piovere, forte, e rimpiango la pioggerellina fine e quasi piacevole del secondo giorno; inoltre il vento è molto forte, al primo passo che raggiungo quasi mi sposta. Il risultato è che mi bagno completamente anche sotto la giacca a vento.
Gli scarponi lasciamo stare: quelli sono bagnati dal secondo giorno!
Ma continuo seguendo il GPS del telefono, che è in una bella busta impermeabile.
Peccato che facendo qualche foto sia entrata umidità. Acqua no, sono sicura perché ho fatto attenzione, ma è bastata l’umidità che poi è condensata nel posto sbagliato e il telefono si è spento. Quindi? Dove vado? Essendo la zona poco frequentata, la traccia tendenzialmente non c’è: in alcuni punti compare ma poi si confonde con le tracce fatte dalle capre (moooolte più delle persone). La visibilità continua a essere di poche decine di metri quindi, su un altopiano tutto piatto e senza riferimenti non so bene dove andare. Prendo la bussola e vado verso nord, cercando di tenermi vicino (ma non troppo) al bordo della faglia; non sempre però è possibile, a volte bisogna aggirare dei ridge e si perde l’unico vago riferimento.
Cercando di mantenere i riferimenti sulla cartina cammino per qualche ora fino a quando vedo due ragazzi in lontananza e mi avvicino a chiedere la posizione precisa. La buona notizia è che sono rimasta più o meno sul percorso: a quanto pare ho allungato la strada di parecchio, perché, mi dicono, dovevo arrivare dalla parte opposta, ma almeno ho ripreso il “sentiero”. La brutta notizia è che sono molto più indietro rispetto a dove pensavo di essere e i ragazzi tedeschi vanno nella direzione opposta alla mia quindi non mi posso aggregare.
Dopo una breve pausa riparto, sempre puntando verso nord con la mia bussola, ma il vento non accenna a diminuire, la visibilità è sempre quella e il sentiero si intravede 5 minuti e poi scompare per mezz’ora. Sono a circa 600 m.s.l.m. ma non essendoci montagne più alte il vento arriva diretto dal mare e si è completamente esposti. La sensazione è di essere in alta montagna a 2500-3000 metri qui sulle Alpi.
Bagnata fradicia, alle 13:30 monto la tenda. Non può piovere per sempre!
NON PUO’ PIOVERE PER SEMPRE
Dopo un paio d’ore la tenda non regge più la pioggia quindi rimango indaffarata tutto il pomeriggio a sistemare il telo con i bastoncini e cercare di non fare entrare l’acqua.
Giorno 6: dal Trotternish Ridge a Flodigarry.
Mi sveglio e non piove, ma la nebbia avvolge ancora tutto. Estraggo il telefono dalla calza in cui l’avevo messo ad asciugare e lo rimonto… e si accende! E mi dice dove sono! Wow!
Allora faccio colazione, smonto la tenda, mi rimetto i vestiti fradici e freddi del giorno prima (brividoooo!) e mi incammino veloce per scaldare i vestiti bagnati (nella migliore delle ipotesi ci saranno stati 15°C).
Dopo un’ora nella nebbia in cui seguo il GPS, mi abbasso di quota e come scendo sotto i 400 metri di quota, la nebbia si dirada e finalmente vedo cosa ho intorno. Ancora mezz’oretta e il cielo si apre, il sole inizia a scaldare e io inizio a raccoglierne l’energia per asciugarmi. Che bello!
A questo punto sono a buon punto, devo passare la zona detta Quiraing, altrettanto turistica quanto l’Old Man of Storr, dove le rocce formano dei pinnacoli caratteristici.
Il vento forte non ha mai mollato, l’aria è fredda ma il cielo è terso, quindi mi asciugo del tutto ammirando questi bei pinnacoli e, dietro di me, in lontananza, il Trotternish Ridge.
A Flodigarry finisco la tappa con un giorno “di ritardo”, anche se in realtà in vacanza il ritardo non esiste!
VERSO RUBBHA HUNISH, UNA PASSEGGIATA SUL SUBLIME
Giorno 7: da Flodigarry a Rubbha Hunish.
L’ultimo giorno la tappa è corta, sono solo 10 chilometri, quindi con tutta calma alle 9.30 mi metto in cammino verso l’estremo nord dell’Isola. Il percorso è interamente su un cliff, cioè una scogliera a picco sul mare, estensione del Trotternish Ridge.
Si cammina su prato (qui c’è la traccia essendo una zona frequentata non solo da chi fa lo Skye Trail ma anche da turisti), continui sali-scendi tra le insenature che offrono scorci fantastici. Il mare è agitato, essendo che il vento non ha mai mollato negli ultimi 3 giorni, quindi le onde si infrangono sulle rocce spumeggiando più che mai. Rimarrei per ore a guardare il mare agitato sulle scogliere, però a un certo punto inizia a piovigginare e mi rimetto in cammino decisa, senza fermarmi ad ammirare estasiata ogni onda e ogni insenatura.
Poco dopo arrivo a Rubbha Hunish, dove c’è un Look-Out Bothy, ovvero un bivacco con vista sul canale a nord dell’Isola che veniva usato in passato appunto per controllare i movimenti di navi in quel tratto di mare.
Ora è un bivacco, estremamente spartano come quello a Camasunary e molto più piccolo (3 posti letto), ma è impossibile andarci e non lasciarci il cuore.
E’ in cima alla scogliera quindi, dalla vetrata enorme della stanza principale, si ha una vista fantastica.
Ho finito lo Skye Trail!
Ora vacanza! Mi fermo al Bothy due giorni e due notti, durante i quali passano ragazzi e ragazze che iniziano il trekking, o che semplicemente vengono a fare una passeggiata in questo posto sublime.
Due giorni tra le chiacchiere, le letture, e i lunghi momenti a guardar il mare passano in un attimo, ma è ora di salutare questo posto in cui ho veramente lasciato il cuore e di tornare nella civiltà.
Ho preso tanta pioggia, vento, nebbia; ho avuto freddo e a volte ho dormito poco. Sono stata punta dai midges che mi hanno riempito di flacche che non mi facevano dormire dal prurito. Sono stata tanto da sola e a volte in compagnia. Mi sono “quasi” persa. Sono stata 21 ore in una tenda da 1,4 metri quadrati. Ho bevuto acqua piovana e acqua di una pozzanghera (fatta bollire).
Ma è stata un’esperienza fantastica che consiglio a tutti.
Lo Skye Trail è più di un trail, di un trekking, o di una alta via…
Lo Skye Trail è un’avventura, un’esperienza, un viaggio…
Tornata da 2 giorni da questo viaggio ho deciso per la meta successiva: Le Canarie! E più precisamente, La Gomera! Ci sono stata a Novembre, un altro viaggio avventuroso, fantastico… non saprei dire quale dei due mi è piaciuto di più, troppo diversi…
E dopo la Gomera, quattro giorno dopo essere tornata, per essere precisi, ho comprato la guida per il prossimo viaggio.
Purtroppo non posso scrivere di tutti i miei viaggi, ma se siete curiosi, per ulteriori foto o se volete informazioni per lanciarvi in questi bellissimi viaggi: Instagram @julia.hmm
Guida usata: “Walking the Skye Trail – Cicerone”
Cartina: “Skye Trail – Harvey – XT40”