17 aprile. Ho incontrato Johannes, norvegese con sci e pulka, poco dopo Kvikkjokk e veniva dal Sarek. Gli chiedo dove è stato tira fuori la cartina e mi fa vedere l'itinerario seguito, dove voleva andare e dove è tornato indietro per condizioni non favorevoli. Non sapeva se c'è un passaggio, era andato a vedere.
E così, con le nostre pulke abbiamo filosofeggiato davanti a una cartina senza itinerari.
É vero che siamo limitati dalla pulka, di vere discese non se ne parla, ma mi sembra più scialpinismo questo di molte gite fatte. Ed è in quel momento che mi dico che devo proprio andare nel Rapadalen (Sarek), into the wild. Mi chiama.
Le forme del ghiaccio...
Pärte, la ravanata per non salire su un lago bagnato, per me troppo... Poi scoprirò che c'è più di mezzo metro di ghiaccio e solo i primi centimetri si sono sciolti quindi è sicurissimo... Rassicurata da Lena e la coppia incontrata a Parte, il giorno dopo lo affronto!
19 Aprile. Doveva essere il gran giorno di ingresso nel Sarek ma appena arrivata al delta del Rapa mi sono trovata il fiume pieno d'acqua e pochissima neve attorno.
Ho proseguito un po' senza pulka, per vedere se c'era un passaggio... Ma non sembrava proprio.
Ho fatto qualche foto e ho girato abbandonando l'idea del Sarek. Le temperature si erano si abbassare rispetto a ieri, ma non abbastanza.
Appena riprendo la traccia incontro il rifugista di Atkse che mi dice di aspettare un giorno, che domani sarà fattibile, le temperature scenderanno bene stanotte.
Allora forse è ancora possibile?
Pomeriggio a leggere e destreggiarmi tra mappe e declinazione magnetica. Sembrava così semplice nella teoria, a casa... Ma ammetto che ci ho impiegato un momento a venirne fuori...
Pomeriggio comunque di relax, 4 chiacchiere con i rifugisti e Lotte, svedese, che soggiorna qui per 3 giorni.
Poi salta fuori che c'è una cimetta fattibile qui sopra la Aktse Fjällstuga quindi oggi invece di andare a riprendere il Rapadalen mi faccio una sciatina senza pulka, e guardo tutto dall'alto.